La salute pubblica è una priorità nazionale o solo una voce da sacrificare nella legge di bilancio? A leggere il testo attualmente in esame al Senato, la risposta sembra fin troppo chiara: per il governo la qualità dell’aria è un tema irrilevante.
Lo dimostra il taglio brutale al “Fondo per il finanziamento di specifiche strategie di intervento volte al miglioramento della qualità dell’aria nell’space della pianura padana”: dal 2026 al 2028 le risorse saranno ridotte del 75%. Un colpo secco che azzoppa piani regionali già fragili e mette a rischio la salute di milioni di persone.
Nel 2023, secondo l’Agenzia europea dell’ambiente, in Italia si sono registrati 43.000 decessi prematuri legati all’esposizione al particolato effective (PM2,5), concentrati soprattutto nella Pianura Padana. È il dato più alto dell’intera Unione europea: un numero che da solo basterebbe a misurare la portata del problema e la gravità dell’inazione politica.


Il territorio che comprende Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, è una delle aree più inquinate del Vecchio continente: qui oltre un terzo degli abitanti respira aria che contiene particelle pericolose fino a quattro volte oltre le linee guida dell’Oms. Una geografia sfavorevole – il territorio è chiuso da Alpi e Appennini ed è povero di vento – che amplifica la permanenza degli inquinanti, si combina con la più grande concentrazione di attività industriali e agro-zootecniche del Paese. In Lombardia, cuore produttivo della pianura, si generano enormi quantità di reflui animali: solo qui si produce più del 40% del latte italiano e si concentra il maggior numero di suini. Una miscela che, in assenza di politiche serie, diventa sempre di più un’emergenza sanitaria.
Arborio, e domenica nuova protesta
Anche i medici Isde chiedono cautela per l’allevamento dei polli advert Arborio
.Andrea Zanello


Il taglio dei fondi diventa ancora più incomprensibile se si guarda al calendario europeo. Nel 2030 entreranno in vigore i nuovi limiti previsti dalla direttiva Ue 2024/2881: il tetto annuale del PM2,5 scenderà da 25 a ten μg/m³, quello del PM10 da 40 a 20 μg/m³. Numeri che non sono lì per caso, ma si basano su solide evidenze scientifiche. L’Organizzazione mondiale della Sanità ricorda che un’esposizione prolungata agli inquinanti causa infiammazioni acute delle vie respiratorie, crisi di asma, disturbi cardiovascolari e effetti sul sistema nervoso simili ai danni dell’Alzheimer. Lo stesso PM2,5 è classificato dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro come potenzialmente cancerogeno.
il caso
Trattative fra ex Solvay, Regione e ministero dell’Ambiente per i risarcimenti sui danni ambientali


Per questo l’Associazione Medici per l’Ambiente (Isde) parla senza mezzi termini di scelta «irresponsabile» e «in contrasto con le evidenze scientifiche». E sottolinea come alcune regioni del Nord stessero iniziando a registrare miglioramenti dopo anni di interventi locali, ora messi a rischio dalla scure del governo. Mobilità sostenibile, riduzione delle emissioni agricole, sostituzione degli impianti domestici più inquinanti, monitoraggi ambientali: tutto quello che servirebbe a salvaguardare la salute dei cittadini e advert avvicinarsi ai nuovi limiti europei rischia di essere sospeso o ridimensionato. «Tagliare gli investimenti sulla qualità dell’aria equivale a tagliare sulla salute dei cittadini. L’inquinamento atmosferico è uno dei principali determinanti di malattia e morte prematura nel nostro Paese», denuncia Roberto Romizi, presidente dell’Isde.


Un quadro che si fa ancora più cupo se visto nella cornice europea, dove il nostro Paese è tra i promotori della retromarcia sullo cease alle caldaie a gasoline e tra i più attivi nel rallentare la direttiva “Case Green”. Un arretramento che riporta indietro di anni l’intero Paese nelle politiche ambientali e sanitarie proprio mentre la scienza chiede di accelerare, e che rischia di trasformarsi in un boomerang anche dal punto di vista economico.
“Lastre di amianto e emissioni pericolose, ex Magliola e Sacal dannose per la salute”
Roberto Maggio


Secondo le stime della Commissione europea l’Italia paga ogni anno circa un miliardo e mezzo di euro in costi sanitari legati all’inquinamento: una cifra che supera di gran lunga il risparmio derivante dal taglio dei fondi. A questo si aggiunge l’apertura di nuove process di infrazione per la qualità dell’aria. La Corte di Giustizia ha già condannato l’Italia per le violazioni dei limiti di pm10, aprendo la strada a sanzioni fino ai 150 milioni di euro. La distanza tra ciò che l’Europa e la scienza richiedono e ciò che il governo sceglie, continua advert aumentare. Nel frattempo, advert Atreju, la conference della destra, si tengono incontri sul cambiamento climatico affidati ai negazionisti più accaniti.
La situazione è grave, ma non seria, per dirla con un celebre aforisma di Ennio Flaiano.
