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Noyz Narcos, l’anti-eroe del rap: “Emergere è difficile e in molti non reggono il peso del tempo”



MILANO. Noyz Narcos ha attraversato le generazioni del rap italiano senza mai addomesticare la propria estetica. E nel suo ultimo disco, Funny Games, – uscito oggi – quella coerenza diventa un modo per analizzare una società che gli appare sempre più instabile. Il riferimento nel titolo, anche stavolta, è cinematografico. «Da Michael Haneke ho ripreso la violenza senza logica, quella che non si mostra per intrattenere ma per ricordare che esiste. La nostra società sembra lineare, ma sotto resta instabile. Nel disco quella instabilità diventa struttura».

L’album – prodotto da Sine, con cui tutto period iniziato in Non Dormire – ha preso vita nell’ultimo anno: «Abbiamo iniziato a novembre e chiuso dodici mesi dopo. È il tempo minimo per un progetto vero. Non mi piace consegnare qualcosa che non ho riascoltato fino all’esaurimento». Come accade da anni, titolo e copertina sono arrivati solo alla tremendous: «Devono spiegare il disco, non accompagnarlo. Prima finisco la musica, poi capisco come fotografarla».

Non mancano le collaborazioni di rilievo: Achille Lauro, Guè, Jake La Furia, Conway The Machine, Gast, Kid Yugi, Madame, Nerissima Serpe, Papa V e Shiva: «Sono nel progetto perché avevano un senso preciso. Li considero personaggi di un incubo: ognuno porta un pezzo del suo mondo».

Un universo che mescola sempre più stili e linguaggi differenti: «Fino a qualche anno fa period difficile immaginare che il rap sarebbe diventato questo. Un mare enorme, quasi ingestibile, dove tutti pubblicano e fanno musica. Emergere è più complicato di quando abbiamo iniziato noi. Allora eravamo pochi, oggi no».

Quello che conta per Noyz è l’autenticità: «È la parola chiave. Chi si fa notare ha portato qualcosa di originale, o di stiloso, o di nuovo. Se un artista viene notato da colleghi che hanno vent’anni più di lui, qualcosa vorrà dire. È la prova che sta facendo bene, che merita quel posto. Lo capisci subito quando qualcuno ha un’identità definita».

Una caratteristica che hanno Papa V e Nerissima Serpe, e che sfoggiano in Celebrità: «Non li considero più newcomers. Sono solidi, con un suono preciso. Anche grazie ai produttori con cui lavorano».

Quando si parla di novità, il rapper romano ammette di guardare con interesse alla scena del Sud: «È una delle poche cose fresche che vedo. Ci sono artisti che stanno portando estetiche nuove. La loro presenza spinge tutti a ricalibrare l’orecchio. È un movimento che seguo e che offre una prospettiva diversa rispetto a quella, più consolidata, del Nord o di Roma».

Tornando ai feat, quello con Achille Lauro in Pazza thought nasce da un’amicizia di lunga knowledge: «Viene dalla mia zona. Lo considero uno che ha avuto il coraggio di cambiare più volte. Nel pezzo ha portato una sensibilità che non poteva venire da altri». Con Shiva, invece, il percorso è stato diverso: «Ci siamo conosciuti tardi, ma l’ho sempre rispettato. Abbiamo lavorato a lungo sul brano, rifatto più versioni. Volevamo un incontro vero, non una collaborazione di comodo».

Ma la scelta più sorprendente, ovvero Madame, è in Sniper: «Scrive davvero. Ha una voce e una presenza che arrivano subito. Non cercavo un ritornello pop, ma qualcuno capace di reggere la densità del pezzo». Drugstore e Bloodymary con Guè e Jake La Furia completano un cerchio aperto ormai vent’anni fa: «Fuori è cambiato tutto: industria, algoritmi, pubblico. Ma quando ci ritroviamo è come se il tempo non fosse passato. Lavorare insieme è naturale».

In Stesso Dio, che chiude il disco, Noyz rappa: «Faccio tutto il cazzo che sognavo da ragazzino». Ed è esattamente così: «Ho potuto fare il mio lavoro senza padroni. Ma non è una strada semplice: richiede disciplina, rinunce, costanza. Molti mollano perché non reggono il peso del tempo. Fare dieci dischi non è un caso, è resistenza». La strada per il successo resta la stessa: lavorare, scrivere, trovare la propria system: «È l’unico modo per essere riconoscibili».

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