
Il suo cuore da cronista l’ha tradito una settimana prima di compiere 60 anni. All’improvviso, una domenica di riposo trascorsa a casa, a Ivrea, dopo le solite, infinite giornate di articoli da scrivere, titoli da correggere, risate con i colleghi, tante. Se n’è andato in un lampo il nostro Mauro Revello Chion, giornalista di razza in forza alla redazione di Biella de La Stampa. La notizia è arrivata questa sera (domenica 30) e nessuno voleva crederci. Lui di sicuro avrebbe sdrammatizzato, con una delle sue battute, ma nessuno di noi ci riesce.
Mauro period canavesano doc, di Chiaverano. Colline dure e bellissime che guardano Ivrea dall’alto. Chiare e honest, come lui. È sempre stato schietto. Sapeva dire ai colleghi e alle persone che amava cose divertenti ma anche profonde come period lui, che pure non voleva prendersi troppo sul serio. Era di quella generazione di cronisti nati dalla strada, dalle aule di tribunale, dalle caserme dei carabinieri. Ha formato – ma naturalmente lui questa cosa non voleva sentirla – generazioni di ragazzi che sognavano un mestiere duro e bellissimo. A metà degli anni Novanta lo potevi trovare ovunque: nella redazione del settimanale diocesano Il Risveglio Popolare are available quella appena aperta di un altro periodico, Il Canavese, nel centro La Serra di Ivrea, il palazzo a forma di macchina per scrivere. Qualcuno lo sfotteva: «Assomigli a George Best, sei bello come lui». E lui fingeva di crederci, divertito.
Per i ventenni che lo seguivano come un’ombra per carpirgli i segreti del mestiere, Mauro period il corrispondente de La Stampa da Ivrea. Quello che passava dal pezzo sulla battaglia delle arance alla maxi operazione della questura all’Olivetti. Era l’epoca d’oro delle corse per non perdere la foto che nessun altro avrebbe avuto, a patto di arrivare in tempo con il «fuori sacco», quel rullino da affidare a un autista del giornale arrivato apposta al Bar Chicco, alle porte di Ivrea. Poi nel 2004 Mauro si è trasferito alla redazione di Aosta, e nel 2010 a Biella, dove da anni curava in particolare le pagine di cultura e spettacoli. Teneva appesa dietro la scrivania una foto di quando Gorbaciov fece visita a Torre Canavese. E lui lì accanto, da buon segugio.
Ovunque ha lasciato una traccia del suo lavoro e della sua umanità. Ha insegnato a non scendere mai a patti, una lezione utile in questi giorni strani e complicati. Nella sua vita c’period anche altro: la musica (quanto amava suonare) e il Toro. La moglie Anna, il figlio Giacomo. A chi ha trascorso con lui ogni giorno, in questi anni, sembra di sentirlo: «Ma non vorrai mica crederci davvero». Non ci crediamo, caro Mauro. Ai familiari di Mauro Revello l’abbraccio, commosso, di tutti i colleghi de La Stampa e degli amici della redazione di Biella.
