
I numeri migliorano ma le fratture restano. Nel secondo trimestre del 2025 i giovani italiani tra i 15 e i 34 anni che non studiano, non lavorano e non si formano sono 1,748 milioni, con un tasso del 14,5% contro il 16,7% di un anno fa. Lo rivela un rapporto del Laboratorio Dedalo di Fondazione Gi Group che aggiorna ogni trimestre i dati sul fenomeno dei Neet. Il calo (-251 mila persone) riguarda tutte le fasce d’età, con la fascia tra 20 e i 24 anni, dove il tasso passa dal 17,7% al 14,3%. Anche tra i 30-34enni, la fascia che con maggiore probabilità ha già lasciato il sistema di istruzione, l’incidenza scende dal 22,8% al 20,6%. Sarebbe una buona notizia se non fosse accompagnata da criticità su divario di genere e distribuzione geografica.
Il divario di genere si allarga
Cresce però il divario di genere. Le donne che non lavorano né studiano passano dal 19,8% al 18,1%, gli uomini dal 13,7% all’11,2%, e la distanza tra i due gruppi si amplia, segnalando «un rafforzamento delle opportunità di inserimento o reinserimento più evidente sul lato maschile». Le differenza si allarga con l’avanzare dell’età: tra i 25 e i 29 anni le donne toccano il 23,9%, quasi dieci punti sopra gli uomini al 14%. Tra i 30 e i 34 anni la forbice si allarga ulteriormente, con il 29% delle donne contro il 12,5% degli uomini.
Sul fronte dell’istruzione, il calo più consistente è tra i Neet diplomati di 25-34 anni, che passano dal 22,6% al 18,2%. Per chi ha conseguito al massimo la scuola secondaria inferiore il tasso sale invece dal 38% al 39,8%. Anche qui le differenze di genere si rivelano profonde: tra chi ha completato solo le medie il tasso femminile raggiunge il 60,3%, più del doppio rispetto al 24,5% maschile. Tra i diplomati le donne si attestano al 26,8% contro l’11,4% degli uomini, mentre tra i laureati il divario si riduce ma non scompare, con l’11,3% delle donne e il 7,6% degli uomini. La ragione dell’inattività nelle donne è anche legata alle responsabilità di cura e familiari rappresentano la causa principale, con il 26,6% delle donne Neet in questa condizione contro il 3,2% degli uomini, un dato che rivela come il carico di lavoro non retribuito continui a pesare in modo asimmetrico.
I giovani inattivi al Sud
Peggiora anche il divario Nord-Sud. Il Mezzogiorno mantiene tassi quasi tripli rispetto al Nord-Est, con il 22,4% contro l’8,3%, e nelle Isole la situazione risulta particolarmente grave, con le donne che raggiungono il 27,4%. Aumentano anche i giovani inattivi per ragioni legate alla famiglia. I Neet legati a ragioni familiari crescono dal 13,2% al 17,5%, e aumentano i disoccupati di lungo periodo. Questi dati, spiega il report, suggeriscono che chi esce dalla condizione di Neet lo fa più facilmente se si trova in fasi di transizione o di disoccupazione breve, mentre chi resta intrappolato per motivi strutturali, legati alla famiglia o alla mancanza prolungata di opportunità, fatica a trovare una through d’uscita.
