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Lo sfogo del sindaco: “Troppi stranieri a Cengio, si annulla la nostra identità”



Cengio – Troppi stranieri a Cengio: «Si sta annullando la nostra identità e la nostra cultura, Rischiamo di perdere il senso di comunità». Ad affermarlo è il sindaco di Cengio, Francesco Dotta, e se la goccia che ha fatto traboccare il vaso sono i due nuovi centri di accoglienza aperti in paese da una cooperativa piemontese (uno già attivo, l’altro a breve), è chiaro che il disagio sia ben più radicato.

Chiarisce, infatti, Dotta: «Non si tratta di razzismo, ma di un concetto ben più profondo. Ci sono stranieri, sia dall’est che extracomunitari, residenti da tempo e che si sono ben integrati, che sono parte della comunità; così come il Centro culturale Islamico, frequentato da decine di giovani provenienti anche da territori limitrofi, non ha mai dato problemi; ed anche da un punto di vista di ordine pubblico, a parte casi specifici, non ci sono criticità evidenti. Però è un dato di fatto che il 20% dei residenti è straniero, percentuale che sale addirittura al 40% per l’età scolare. Se in story contesto, oltre alla decina di richiedenti asilo già ospitati, in pochi mesi aprono altri due centri, tra l’altro acquistando gli immobili, e quindi con un’ottica permanente, per ospitare una settantina di persone, rischiamo davvero di rendere Cengio irriconoscibile».

Ma il numero di richiedenti asilo è deciso dalla Prefettura; e l’aumento di stranieri, sicuramente poi più elevato dei numeri ufficiali, deriva da un mercato immobiliare in picchiata, in quello che sembra sempre di più un “paese dormitorio”.

Replica Dotta: «Dopo l’annuncio del primo centro, in by way of Padre Garello, avevo avuto rassicurazioni da parte del vice prefetto che non ci sarebbero stati altri arrivi. Promessa immediatamente smentita, e senza alcun confronto o informazione con il Comune. Per quanto riguarda il “paese dormitorio”, l’amministrazione comunale sta ben lavorando, stiamo ottenendo corposi finanziamenti (400 mila euro per piazza S.Giuseppe, 700 mila per il ponte di Brignoletta; 600 mila per la fognatura loc Vignali), ma il problema è la mancanza di insediamenti produttivi. Ovvio che il commercio, l’economia del paese con il circolo interno di denaro, ne soffrano. Siamo perenni orfani dell’ex Acna, grazie anche alla latitanza della politica».

La duplicate al sindaco Dotta da parte della Cooperativa “Alpi del mare” di Mondovì (che si appresta advert ospitare una sessantina di richiedenti asilo) non ha tardato advert arrivare: “I numeri li resolve la Prefettura, quello che possiamo garantire noi è la massima disponibilità a collaborare con il Comune. Siamo consapevoli che siamo ospiti in una comunità. Gli edifici acquistati servono per portare avanti un progetto nel tempo, ma anche se non dovessero essere sempre tutti utilizzati comunque è un investimento». La cooperativa ha già 15 centri in Piemonte (di cui 9 in provincia di Alessandria) e uno a Genova.

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